Chi è il “brutto anatroccolo”? Colui che nasce con le forme sgraziate e, in quanto tale, è respinto dai suoi simili, oppure, in realtà, siamo tutti “brutti anatroccoli”? Pur riconoscendo che, nel primo caso, il soggetto si trova a vivere una condizione oggettivamente difficile, tuttavia, l’Autrice propende per la seconda ipotesi. In fondo, il cammino per individuarci come persone, per diventare uniche e inimitabili è irto di ostacoli per tutti. Scoprire il cigno che è in noi, il cigno che è in ciascuno di noi, significa valorizzare le nostre risorse e non giudicare negativamente i nostri limiti. Tutto ciò non è cosa facile. Ma come mai tanta difficoltà? Nuovamente l’autrice offre spunti di riflessione, sia avvalendosi di teorie e ricerche, sia della sua esperienza professionale e personale, evidenziando come il problema nasca in famiglia, dal rapporto complesso tra fratelli (se si è figli unici non cambia molto) e all’interno della relazione fra figli e genitori. Ma tutto ciò è solo negativo? In effetti no, se si considera che, proprio nel tentativo di superare gli ostacoli che si frappongono tra noi e i nostri obiettivi, scopriamo talenti e risorse. Non solo. Poiché questo processo comporta inevitabilmente un certo livello di sofferenza che investe tutti, esso consente anche di conoscere e riconoscere i nostri simili, amplia gli orizzonti, ci fa evolvere, unendoci in un sottile filo, in un girotondo fatto di solidarietà e di umana comprensione.